Pagina:Michele Strogoff.djvu/6


— 6 —

michele strogoff


Il gran maresciallo della corte era, d’altra parte, ben secondato nelle sue delicate funzioni. I gran duchi ed i loro aiutanti di campo, i ciambellani di servizio, gli ufficiali di palazzo presiedevano in persona alle danze. Le gran duchesse coperte di diamanti, le dame d’onore colle loro vesti di gala, davano valorosamente l’esempio alle mogli degli alti funzionari militari e civili dell’antica «città dalle pietre bianche;» perciò quando si udì il segnale della «polacca,» quando gl’invitati di ogni classe presero parte a quella passeggiata in cadenza, che, nelle solennità di tal fatta, ha tutta l’importanza d’una danza nazionale, il miscuglio delle lunghe vesti guernite di merletti e delle uniformi tempestate di decorazioni offrì uno spettacolo indescrivibile, sotto la luce di cento lampadari moltiplicati dal riflesso degli specchi.

Fu uno sbarbaglio.

D’altra parte, la gran sala, la più bella di quante ne possiede il Palazzo Nuovo, faceva a quel corteo d’alti personaggi e di donne splendidamente abbigliate una cornice degna della loro magnificenza. La ricca vôlta, colle sue dorature già temperate dalla vernice del tempo, sembrava stellata di punti luminosi. I broccati delle cortine e delle portiere, accidentati di pieghe superbe, s’imporporavano di toni caldi che si frangevano agli angoli della stoffa pesante.

Dai vetri dei larghi vani aperti nella centina, la luce delle sale, attraverso una nebbiuzza leggiera, si manifestava al di fuori come riflesso d’incendio e spiccava vivamente nella notte, che per alcune ore avvolgeva il palazzo scintillante. E quel contrasto fermava l’attenzione degli invitati che non erano impegnati nelle danze. Quand’essi si