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da mosca a nijni-novgorod

qualche parola contro la gente che s’impaccia nelle faccende altrui; ma Michele Strogoff lo guardò in modo così poco arrendevole, che il dormente s’appoggiò all’opposto lato e liberò la giovine viaggiatrice dalla sua incomoda vicinanza.

Costei guardò un istante il giovinotto con uno sguardo che era un ringraziamento tacito e modesto.

Ma avvenne tal cosa che diede a Michele Strogoff una giusta idea dell’indole della giovinetta.

Dodici verste prima di giungere alla stazione di Nijni-Novgorod, ad una brusca curva della ferrovia, il convoglio provò un urto violento. Poi per un minuto corse sul pendio d’una ghiajata.

Viaggiatori tombolati, grida, confusione, disordine generale nei vagoni, tale fu l’effetto immediato. Si poteva temere qualche grave accidente. Perciò, prima ancora che il convoglio fosse arrestato, si aprirono le portiere, ed i viaggiatori, sbigottiti, non ebbero che un pensiero: lasciar le carrozze e cercar scampo sulla via.

Michele Strogoff pensò subito alla sua vicina; ma mentre i viaggiatori dello scompartimento si gettavano al difuori, gridando ed urtandosi, la giovinetta se ne era rimasta tranquillamente al posto, colla faccia tinta appena d’un lieve pallore.

Essa aspettava come Michele Strogoff.

Non aveva fatto un movimento per scendere dal vagone e non ne fece alcuno.

Entrambi rimasero impassibili.

— Energica natura! pensò Michele Strogoff.

Frattanto ogni pericolo era prontamente scomparso. La rottura dei cerchi del vagone dei bagagli aveva cagionato prima l’urto, poi la fermata