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— 52 — michele strogoff |
Ma dove andava essa, sola, in un’età in cui il sostegno d’un padre e d’una madre, la protezione d’un fratello sono così necessarie? Veniva forse, dopo un tragitto già lungo, dalle provincie occidentali? O si recava solamente a Nijni-Novgorod, oppure la sua meta era al di là delle frontiere dell’impero? L’aspettava all’arrivo del convoglio un parente od un amico, o non era invece più probabile che alla sua discesa dal vagone si avesse a trovare isolata nella città come in quello scompartimento, in cui nessuno — così essa doveva credere — pareva curarsi di lei? Ciò era probabile.
Infatti apparivano visibilmente in tutta la persona della giovane viaggiatrice le abitudini che si contraggono coll’isolamento. La maniera con cui era entrata nel vagone e si era acconciata pel viaggio, la poca agitazione che aveva prodotto intorno a sè, la cura che aveva avuto di non disturbare chicchessia, tutto indicava l’abitudine presa di star sola e di non fare assegnamento che sovra sè medesima.
Michele Strogoff l’osservava con interesse; ma, riservato egli medesimo, non cercò di far nascere l’occasione di parlarle, benchè dovessero trascorrere molte ore prima dell’arrivo del convoglio a Nijni-Novgorod.
Una volta soltanto il vicino della giovinetta — quel mercante che mescolava con tanta imprudenza il sego e gli scialli — essendosi addormentato e minacciando la vicina col grosso capo vacillante, Michele Strogoff lo svegliò bruscamente e gli fece comprendere che se ne doveva star ritto in modo più conveniente.
Il mercante, grossolano per natura, mormorò