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— 49 — da mosca a nijni-novgorod |
quale ha il diritto di adoperar questa formola in capo ai suoi ukasi: «Noi, per la grazia di Dio, imperatore ed autocrata di tutte le Russie, di Mosca, Kief, Wladimir e Novgorod, czar di Kazan, di Astrakan, czar di Polonia, czar di Siberia, czar del Chersoneso Taurico, signore di Pskof, gran principe di Smolensk, di Lituania, di Volinia, di Podolia e di Finlandia, principe di Estonia, di Livonia, di Curlandia e di Semigallia, di Bialystok, di Karelia, di Jugria, di Perm, di Viatka, di Bulgaria e di molti altri paesi, signore e gran principe del territorio di Nijni-Novgorod, di Tchernigof, di Riazan, di Polotsk, di Rostof, di Jaroslavi, di Bielozersk, di Udoria, di Obdoria, di Kondinia, di Vitepsk, di Mstislaf, dominatore delle regioni iperboree, signore dei paesi d’Iveria, di Kartalinia, di Gruzinia, di Kabardinia, di Armenia, signore ereditario e sovrano dei principi tcherkessi, di quelli delle montagne e d’altri; erede della Norvegia, duca di Schleswig-Holstein, di Stormarn, di Dittmarsen e di Oldenburgo.» Potente sovrano davvero, quello le cui armi sono un’aquila bicipite che tiene uno scettro ed un globo, circondata dagli scudi di Novgorod, di Wladimir, di Kief, di Astrakan, di Siberia, adorna dal collare dell’ordine di Sant’Andrea, sormontata da una corona reale.
Quanto a Michele Strogoff era in regola, e per ciò al sicuro dalla polizia.
Alla stazione di Wladimir, il convoglio si fermò alcuni minuti e bastò al corrispondente del Daily-Telegraph per farsi un’idea completissima del l’antica capitale della Russia dal lato fisico e morale.
Nuovi viaggiatori salirono nel convoglio e, fra
4 — Michele Strogoff. Vol. I. |