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— 123 — da cuernavaca a popocatepelt |
due sponde da alcuni piuoli conficcati nella rupe; questo ponte oscillava al vento come un filo teso nello spazio.
Martinez, aggrappandosi alle liane, si avanzò carponi sul ponte. A forza d’energia giunse alla riva opposta...
Colà un’ombra si rizzò dinanzi a lui.
Martinez die’ indietro senza dir parola, avvicinandosi alla sponda che aveva lasciato.
Ma quivi pure gli apparve una forma umana.
Martinez tornò carponi nel mezzo del ponte colle mani contratte dalla disperazione.
Una voce disse:
— Martinez, io sono Pablo.
— Martinez, io sono Jacopo, disse un’altra voce.
— Tu hai tradito!... devi morire.
— Tu hai ucciso... e morrai.
Si udirono due colpi secchi: i piuoli che trattenevano le due estremità del ponte caddero sotto l’accetta.
Un orribile ruggito, poi Martinez, colle braccia protese, precipitò nell’abisso.
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Una lega al disotto l’aspirante ed il terzo uffiziale si raggiungevano, dopo aver passato a guado il fiume di Ixtolucca.
— Io ho vendicato don Orteva, disse Jacopo.
— Ed io ho vendicato la Spagna.
Così nacque la marina della Confederazione messicana. Le due navi spagnuole, cedute dai traditori, rimasero alla nuova repubblica e divennero il nocciuolo della piccola flotta che disputava, non è molto, il Teyas e la California ai vascelli degli Stati Uniti d’America.
FINE.