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— 118 — un dramma al messico |
A un tratto cogli occhi torvi, egli si avventò contro Josè.
— Non hai tu parlato del capitano don Orteva? gridò colle labbra contratte dalla collera.
Josè diede indietro.
— Non facciamo pazzie, luogotenente. Un’ultima scappellata alle nostre cavalcature e mettiamoci in cammino. Non è comodo star qua quando la vecchia montagna scrolla la sua criniera.
I due Spagnuoli misurarono allora la via senza dir parola, e nel mezzo della notte giunsero a Cuernavaca; ma fu loro impossibile procurarsi dei cavalli, ed il domattina si diressero, a piedi, verso la montagna del Popocatepelt.
CAPITOLO V.
da cuernavaca a popocatepelt.
La temperatura era fredda e la vegetazione nulla. Quelle alture inaccessibili appartengono alle zone glaciali chiamate terre fredde. Già gli abeti delle regioni brumose mostravano i loro profili scarni fra le ultime quercie di quei climi elevati e le sorgenti erano sempre più rare in quei terreni composti in gran parte di trachiti fesse e di amigdaloidi porosi.
Da sei lunghe ore il luogotenente ed il suo compagno si trascinavano penosamente, lacerandosi le mani alle scabrosità della rupe ed i piedi contro i ciottoli aguzzi della via. Non andò molto che la stanchezza li costrinse a sedersi. Josè attese a preparare un po’ di cibo.