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un dramma al messico

che si appende dinanzi agli alberghi. Sotto l’ombra sua s’incontra spesso una sorgente zampillante, e se mi direte che non è che acqua, vi dirò che l’acqua è il vino del deserto!

I cavalieri non tardarono a trovare l’albero in quistione, ma la fontana promessa era asciutta e si vedeva anzi ch’era stata asciugata di recente.

— È singolare, disse Josè.

— Non è vero che è singolare? disse Martinez impallidendo. Camminiamo, camminiamo!

I viaggiatori non dissero più parola fino alla borgata di Cacahuimilcan. Colà alleggerirono un po’ le loro mochillas, poi si diressero verso Cuernavaca addentrandosi nell’est.

Il paese si presentava allora sotto un aspetto estremamente accidentato e faceva presentire i monti giganteschi, le cui vette basaltiche arrestano le nuvole venute dal grande oceano. Alla svolta d’una larga rupe apparve il forte di Cochicalco, costrutto dagli antichi Messicani e la cui spianata ha novemila metri quadrati. I viaggiatori si diressero verso l’immenso cono che ne forma la base ed è incoronato da rupi oscillanti e da rovine.

Dopo aver posto piede a terra e legato i loro cavalli al tronco d’un olmo, Martinez e Josè, desiderosi di accertar la direzione della strada, si arrampicarono fino al cono, ajutandosi colle scabrosità del terreno.

Cadeva la notte, e, vestendo gli oggetti di contorni incerti, prestava loro fantastiche forme. Il vecchio forte rassomigliava ad un enorme bisonte accoccolato, colla testa immobile, e lo sguardo inquieto di Martinez credeva di vedere delle ombre agitarsi sul corpo del mostruoso animale. Si