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un dramma al messico

succolento per palati indigeni, ma che la fame soltanto poteva rendere sopportabile a palati europei.

Erano reliquie di pollame nuotanti in una salsa verde, porzioni di riso condito di pimento rosso e di zafferano, vecchie selvaggine farcite di ulive, di uva secca, di cipolle, di zucche, di carbanzos e di portulache, il tutto accompagnato da tortillas, specie di ciambelle di grano turco cotte sopra una lastra di ferro. Dopo il pasto fu servito da bere.

Comunque sia, la fame fu soddisfatta e la stanchezza non tardò ad addormentare Martinez e Josè fino ad ora molto avanzata del giorno.


CAPITOLO IV.

da tasco a cuernavaca.


Il luogotenente fu desto pel primo.

— Josè, partiamo, diss’egli.

Il gabbiere si stirò le braccia.

— Che strada pigliamo? domandò Martinez.

— Ne conosco due, luogotenente.

— Quali?

— Una che passa per Zacualican, Tenancingo e Toluca.

Da Toluca a Messico la strada è bella, perchè già passata la Sierra Madre.

— E l’altra?

— L’altra ci fa deviare un po’ all’est per giungere alle belle montagne del Popocatepelt e dell’Icctacihualt. È la via più sicura, perchè è la meno frequentata. Bella passeggiata di una quindicina di leghe sopra un piano inclinato.