Pagina:Michele Strogoff.djvu/454


— 110 —

un dramma al messico


— Io?... per questione di gerarchia! Il luogotenente voleva vendicarsi del capitano!

Alla sua volta Josè fece una smorfia di disprezzo.

Questi due uomini non valevano l’uno meglio dell’altro qualunque fosse il loro movente.

— Zitto!... disse Martinez arrestandosi di botto. Che cosa c’è laggiù?

Josè si rizzò sulle staffe.

— Non vi è nessuno, rispose.

— Ho visto un uomo sparire rapidamente.

— Immaginazione!

— Ti dico che l’ho veduto, insistè il luogotenente impazientito.

— E se l’avete veduto... cercatelo!

— E Josè proseguì la sua via.

Martinez si avanzò solo verso un gruppo di quei mangli, i cui rami, mettendo radici appena toccano terra, formano impenetrabili viluppi.

Il luogotenente pose piede a terra. La solitudine era completa.

Ad un tratto egli vide una specie di spirale muoversi nell’ombra. Era un serpentello, colla testa schiacciata sotto un macigno, ed il cui corpo si contorceva ancora come se fosse galvanizzato.

— Qui c’era qualcuno! esclamò il luogotenente.

Martinez, superstizioso e colpevole, guardò tutt’intorno tremando.

— Chi, chi mai? mormorò.

— Ebbene? domandò Jòsè, che aveva raggiunto il suo compagno.

— Non è nulla, rispose Martinez. Tiriamo innanzi.

I viaggiatori costeggiarono allora le rive della Mexala, piccolo affluente del rio Balsas, di cui