Pagina:Michele Strogoff.djvu/452


— 108 —

un dramma al messico

CAPITOLO III.

da cigualan a tasco.


Il domani, i cavalli erano insellati all’alba. I viaggiatori, ripigliando i sentieruoli che serpeggiavano innanzi ad essi, si spinsero nell’est incontro al sole. Il loro viaggio incominciava con favorevoli auspicî; senza l’umore taciturno che contrastava colla gajezza del gabbiere, sarebbero parsi la gente più onesta della terra.

Il terreno saliva sempre più. L’immenso altipiano di Chilpanzingo, ove regna il più bel clima del Messico, non tardò a svilupparsi fino agli estremi confini dell’orizzonte. Questo paese che appartiene alle terre temperate, è situato a millecinquecento metri sopra il livello del mare, e non conosce nè i calori dei terreni inferiori, nè i freddi delle zone più alte. Ma, lasciando quest’oasi alla loro dritta, i due Spagnuoli giunsero al piccolo villaggio di San Pedro, e, dopo tre ore di fermata, ripigliarono il cammino dirigendosi verso la piccola città di Tutela-del-Rio.

— Dove dormiremo stanotte? domandò Martinez.

— A Tasco! una gran città, luogotenente, a petto di queste borgate.

— Vi è un buon albergo?

— Sì, sotto un bel cielo ed un bel clima! Colà il sole è meno ardente che in riva al mare. Ed è così che salendo sempre si giunge gradatamente, senza quasi avvedersene, a gelare sulle vette del Popocatepelt.