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— 106 — un dramma al messico |
— Il cono della brea, che è appena più alto della pianura! rispose sdegnosamente il gabbiere.
Quel cono era la prima altura importante dell’immensa catena delle Cordigliere.
— Affrettiamo il passo, disse Martinez dando l’esempio. I nostri cavalli sono originarî delle haciendas del Messico settentrionale, e nelle loro corse attraverso le savane sono avvezzi alle asprezze del terreno. Approfittiamo dunque dei declivî ed usciamo da queste immense solitudini, che non son fatte per tenerci allegri!
— Forse che il luogotenente Martinez avrebbe dei rimorsi? domandò Josè stringendosi nelle spalle.
— Rimorsi!... no!...
Martinez ricadde in un silenzio assoluto; spinsero entrambi le cavalcature al trotto rapido.
Giunsero al cono della Brea, che valicarono per sentieri scoscesi, lungo certi precipizì che ancora non erano gli abissi senza fondo della Sierra Madre. Poi, scendendo l’opposto versante, i due cavalieri s’arrestarono per far riposare i loro cavalli.
Il sole stava per scomparire all’orizzonte, quando Martinez ed il suo compagno giunsero al villaggio di Cigualan. Questo villaggio non contava che poche capanne abitate da poveri Indiani, di quelli che vengono chiamati mansos, vale a dire agricoltori. Gli indigeni occidentali sono in generale pigrissimi, perchè basta loro raccogliere le ricchezze prodigate dalla terra feconda. Perciò il loro oziare li distingue essenzialmente, tanto dagli Indiani che vivono sugli altipiani superiori e che la necessità ha reso industriosi, quanto da quei nomadi del nord, che vivendo di rapine non hanno mai dimore fisse.