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— 99 — dall’isola guajan ad acapulco |
del consiglio; ma il rimanente dell’equipaggio si oppose a quell’eccidio, e gli ufficiali furono salvi.
— Conducete don Orteva sul ponte, ordinò Martinez.
Si obbedì.
— Orteva, disse Martinez, io comando queste due navi. Don Roque è mio prigioniero al par di te. Domani vi abbandoneremo entrambi sopra una costa deserta, poi faremo rotta verso i porti del Messico, e queste navi saranno vendute al governo repubblicano.
— Traditore! rispose don Orteva.
— Fate spiegare le basse vele ed orientate al più presto! — Quest’uomo sia legato sul casseretto.
Così dicendo, accennava a don Orteva. Si obbedì.
— Gli altri in fondo alla stiva. Bada a virare col vento in faccia. Coraggio, camerati!
La manovra fu eseguita prontamente. Il capitano don Orteva si trovò innanzi sottovento della nave, mascherato dal brigantino, e lo si udiva ancora chiamare infame e traditore il proprio luogotenente!
Martinez, fuori di sè, si slanciò sul casseretto con un’ascia in mano; gli fu impedito di giungere presso il capitano, ma col braccio vigoroso egli recise le scotte della vela brigantina. E il ghisso, violentemente trascinato dal vento, colpì don Orteva spezzandogli il cranio.
Un grido di orrore sorse dal brik.
— Morto per accidente! disse il luogotenente. Buttate il cadavere in mare.
Si ubbidì ancora.
Le due navi ripigliarono la loro rotta al più presto, correndo verso le spiaggie messicane.