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— 96 — un dramma al messico |
saltellando sulle onde che coprivano di schiuma i suoi otto cannoni da sei.
— Dodici nodi, luogotenente, disse una sera l’aspirante Pablo a Martinez. Se continuiamo a filare a questo modo, col vento in poppa, la traversata non sarà lunga!
— Dio lo voglia! abbiamo patito abbastanza e sarebbe ora che le nostre sofferenze avessero un termine.
Il gabbiere Josè si trovava allora presso al castello di poppa, ed ascoltava le parole del luogotenente.
— Non dobbiamo tardare ad avere una terra in vista, disse allora Martinez ad alta voce.
— L’isola di Mindanao, rispose l’aspirante. Siamo infatti a 140° di longitudine ovest ed 8° di latitudine nord, e se non m’inganno quest’isola è posta...
— A 140° e 39' di longitudine, 7° di latitudine, rispose vivamente Martinez.
Josè rialzò il capo, e, dopo di aver fatto un cenno impercettibile, si diresse verso il castello di prua.
— Siete del quarto di mezzanotte, Pablo? domandò Martinez.
— Sì, luogotenente.
— Sono le sei di sera, e non vi trattengo.
Pablo si ritirò.
Martinez rimase solo sul casseretto e volse gli occhi verso l’Asia, che navigava sotto vento del brik. La sera era magnifica e faceva presagire una di quelle notti che sono tanto fresche e tanto tranquille sotto i tropici.
Il luogotenente cercò nell’ombra gli uomini di quarto. Riconobbe Josè e quei marinaj con cui aveva parlato all’isola di Guajan.