Pagina:Michele Strogoff.djvu/439


— 95 —

dall’isola guajan ad acapulco


Il domani, all’alba, l’Asia e la Constanzia levavano l’áncora, e volgendo la prua al sud-ovest, il vascello ed il brik si dirigevano con tutte le vele spiegate verso la Nuova Olanda. Il luogotenente Martinez aveva ripreso le sue funzioni, ma, stando agli ordini del capitano Orteva, egli veniva sorvegliato da vicino.

Nondimeno, don Orteva era assalito da sinistri presentimenti. Comprendeva egli come fosse imminente la caduta della marina spagnuola, che l’insubordinazione conduceva alla sua rovina. In oltre il suo patriottismo non poteva acconciarsi ai rovesci successivi che accasciavano il suo paese, ed ai quali la rivoluzione degli Stati messicani aveva messo il colmo. Egli s’intratteneva talvolta coll’aspirante Pablo su queste gravi quistioni, segnatamente in ciò che si riferiva all’antica supremazia delle flotte spagnuole su tutti i mari.

— Fanciullo mio! gli disse un giorno, non vi è più disciplina nei nostri marinaj. I sintomi di rivolta sono visibilissimi a bordo, e può essere — ne ho il presentimento — che qualche traditore mi tolga la vita! Ma tu mi vendicherai, non è vero? per vendicare al medesimo tempo la Spagna, che si vuol ferire ferendo me.

— Lo giuro, capitano Orteva! rispose Pablo.

— Non farti nemico di nessuno su questo brik, ma ricordati venuto il giorno che, in questo tempo sciagurato, il modo migliore di servire il proprio paese è di sorvegliare e castigare, se è possibile, i traditori!

Da tre giorni le navi avevano lasciate le Marianne. La Constanzia veleggiava maestosamente con una bella brezza. Il brik, grazioso, svelto, radeva l’acqua, coll’alberatura inclinata a poppa,