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michele strogoff


Ma il 7 ottobre, ai primi bagliori del giorno, il cannone echeggiò sulle alture che circondano Irkutsk.

Era l’armata di soccorso che giungeva sotto gli ordini del generale Kisseleff e segnalava così la sua presenza al gran duca.

I Tartari non aspettarono più oltre. Essi non volevano correre i rischi d’una battaglia data sotto le mura della città, ed il campo dell’Angara fu subito levato.

Irkutsk era finalmente libera.

Coi primi soldati russi, due amici di Michele Strogoff erano entrati anch’essi nella città. Erano gli inseparabili Blount e Jolivet. Giungendo alla riva destra dell’Angara per la chiusa di ghiaccio, essi avevano potuto porsi in salvo, al par degli altri fuggitivi, prima che le fiamme dell’Angara si fossero comunicate alla zattera. La qual cosa era stata notata da Alcide Jolivet sul suo taccuino in questi termini:

— Rischiato di finire come una scorza di limone in un poncino.

Grande fu la loro gioja nel ritrovare sani e salvi Nadia e Michele Strogoff, segnatamente quando appresero che il loro valoroso compagno non era cieco. Codesto indusse Harry Blount a fare sul taccuino un’osservazione.

— Il ferro infuocato è forse insufficiente per distruggere la sensibilità del nervo ottico.

Poi, i due corrispondenti, bene alloggiati in Irkutsk, lavorarono a mettere in ordine le loro impressioni di viaggio. Ne risultò l’invio a Londra ed a Parigi di due interessanti cronache relative all’invasione tartara, e che, cosa rara, non si contraddicevano se non sopra minimi particolari.