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da mosca a nijni-novgorod

crespata. Quelli che sono sul mercato di Nijni Novgorod si manderanno facilmente dall’ovest, ma disgraziatamente non sarà lo stesso coi tappeti di Bukara!

— Come! voi aspettate dunque della merce da Bukara? gli domandò il Persiano.

— No, ma da Samarcanda, ed è esposta peggio! Andate a contare sulla spedizione di un paese che è sollevato dai Kani, da Kiva fino alla frontiera chinese!

— Buono! rispose il Persiano, se non arrivano i tappeti, non arriveranno nemmeno le tratte, immagino!

— Ed il beneficio, Dio d’Israello! esclamò il piccolo Ebreo, lo contate per nulla?

— Avete ragione, disse un altro viaggiatore, gli articoli dell’Asia centrale rischiano molto di mancare sul mercato, ed avverrà dei tappeti di Samarcanda come delle lane, del sego e degli scialli d’Oriente.

— Eh! badate bene, babbo mio! rispose un viaggiatore russo dall’aria beffarda; insudicerete gli scialli, se li mescerete col sego.

— Vi fa ridere questo? ribattè aspro il mercante, a cui andavano poco a genio simili facezie.

— Eh! quand’anche ci strappassimo i capelli o ci coprissimo di cenere, rispose il viaggiatore, forse che il corso delle cose muterebbe? No! come non muta il corso delle mercanzie.

— Si vede bene che non siete mercante, fece osservare il piccolo Ebreo.

— Davvero! no, il mio degno discendente d’Abramo! io non vendo nè miele, nè cera, nê carne salata, nè legna, nè lana, nè nastri, nè canape, nè piume, nè luppoli, nè lino, nè marocchino, nè pelliccie!...