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conclusione

duca, ha cessato d’essere la figlia dell’esiliato. Non vi sono più esiliati in Irkutsk.

Nadia, men forte nella gioja di quello che fosse stata nel dolore, cadde alle ginocchia del gran duca, il quale la sollevò con una mano, mentre porgeva l’altra a Michele Strogoff.

Un’ora dopo, essa era nelle braccia di suo padre. Michele Strogoff, Nadia, Wassili Fédor erano riuniti. Fu da ambe le parti una vera festa del cuore.

I Tartari erano stati respinti nel loro doppio assalto contro la città. Wassili Fédor, col suo drappello aveva schiacciato i primi assalitori che si erano presentati alla porta di Bolchaia, credendo che avesse a venir loro aperta, e di cui, per un presentimento istintivo, egli si era ostinato a rimanere difensore.

Nel medesimo tempo che i Tartari venivano respinti, gli assediati si rendevano padroni dell’incendio. La nafta liquida, dopo aver bruciato rapidamente la superficie dell’Angara, si era spenta, le fiamme concentrate sulle case della riva avevano rispettato gli altri quartieri della città.

Prima dell’alba le truppe di Féofar-Kan s’erano ritirate negli attendamenti, lasciando buon numero di morti sui terrapieni.

Fra i morti era la zingara Sangarre, che invano aveva cercato di raggiungere Ivan Ogareff.

Per due giorni, gli assedianti non tentarono verun assalto nuovo. Erano scoraggiati della morte d’Ivan Ogareff. Quest’uomo era l’anima dell’invasione, e lui solo, colle sue trame ordite da gran tempo, aveva avuto tanta influenza sui kani e sulle loro orde da trascinarli alla conquista della Russia asiatica.

Frattanto i difensori d’Irkutsk stettero all’erta perchè l’assedio durava sempre.