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michele strogoff

tutto il partito che potrebbe ricavare da questo stato di cose per il compimento de’ propri disegni. Perchè, creduto cieco, lo si lascerebbe libero. Bisognava dunque esser cieco, esserlo per tutti, anche per Nadia, esserlo in una parola dovunque, e che non un gesto, in nissun momento, mai, potesse far dubitare della sincerità della sua parte. La sua risoluzione era presa. La vita medesima, egli doveva rischiarla per dare a tutti la prova della sua cecità, e si sa in qual modo la arrischiasse.

Sua madre soltanto conosceva il vero, ed era sulla piazza medesima di Tomsk che Michele glielo aveva detto all’orecchio, quando, curvo nell’ombra sopra di lei, la copriva de’ suoi baci.

Si comprende adunque che, quando Ogareff aveva, per una crudele ironia, messo la lettera imperiale innanzi agli occhi suoi, che credeva spenti, Michele Strogoff aveva potuto leggere la lettera che svelava gli odiosi disegni del traditore. Da ciò quella energia di cui diè prova nella seconda parte del suo viaggio. Da ciò quella indistruttibile volontà di giungere ad Irkutsk e di riuscire a compiere a viva voce la sua missione. Egli sapeva che la città doveva essere consegnata al nemico, che la vita del gran duca era minacciata! La salvezza del fratello dello czar e della Siberia era dunque ancora nelle sue mani.

Tutta questa storia fu narrata al gran duca, e Michele Strogoff disse pure, e con qual commozione! la parte che Nadia aveva avuto in quegli avvenimenti.

— E chi è questa giovinetta?

— La figlia dell’esiliato Wassili Fédor.

— La figlia del comandante Fédor, disse il gran