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— 76 — michele strogoff |
Sotto di lui, nell’ombra, passavano le acque dell’Angara, che muggivano rompendosi contro gli spigoli dei pilastri.
Ivan Ogareff cavò di tasca un’esca, l’accese, ed infiammò con essa un po’ di stoppa, che lanciò nel fiume.
Era per ordine di Ogareff che torrenti d’olio minerale erano stati gettati alla superficie dell’Angara!
Sorgenti di Nafta erano aperte al traffico sopra Irkutsk sulla riva destra, fra la borgata di Poshkavsk e la città. Ivan Ogareff aveva risoluto d’adoprare questo mezzo terribile di portar l’incendio ad Irkutsk. Egli s’impadronì dunque degli immensi serbatoi che contenevano il liquido combustibile. Bastava demolire un pezzo di muro per cagionarne lo scolo a fiotti.
Codesto appunto era stato fatto nella notte, alcune ore prima, ed è per ciò che la zattera che portava il vero corriere dello czar, Nadia ed i fuggitivi, galleggiava sopra una corrente d’olio minerale. Attraverso le breccie di quei serbatoj, contenenti milioni di metri cubi, la nafta si era precipitata come un torrente, e, seguendo i naturali pendii del suolo, si era sparsa alla superficie del fiume, dove la sua densità l’aveva fatto galleggiare.
Ecco come Ivan Ogareff intendeva la guerra! Alleato dei Tartari, egli agiva come un Tartaro, e contro i suoi proprî compatrioti!
La stoppa cade sulle acque dell’Angara. In un istante, come se la corrente fosse stata d’alcool, tutto il fiume s’infiammò a monte ed a valle, con rapidità elettrica. Volute di fiamme azzurrognole correvano fra le due rive, e sovr’esse s’innalzavano vapori fuligginosi. I pochi massi di ghiaccio