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quelli che si formano nelle condizioni ordinarie e sotto l’influenza d’un freddo regolare. Non erano che semplici pezzi staccati da qualche icefield, le cui fratture avevano un taglio netto.

Gli ufficiali russi, notando questa modificazione nello stato del fiume, ne avvertirono il gran duca. Essa si spiegava del resto in quanto che, in qualche parte stretta dell’Angara, i ghiacci avevano dovuto accumularsi in guisa da formare una chiusa.

Si sa che così era infatti.

Il passaggio dell’Angara era dunque aperto agli assedianti. Donde necessità per i Russi di vigilare più attentamente che mai.

Nessun incidente avvenne fino alla mezzanotte.

Dal lato dell’est, al di là della porta Bolchaia, calma assoluta. Non un fuoco nel fitto delle foreste che si confondevano nell’orizzonte coi bassi nugoli del cielo.

Nel campo dell’Angara, grande agitazione attestata dal frequente viavai delle luci.

A una versta a monte ed a valle dal punto in cui la scarpa veniva ad appoggiarsi ai margini del fiume avveniva un sordo rumore, che provava come i Tartari si tenessero pronti, aspettando un segnale qualsiasi.

Passò un’altr’ora. Nulla di nuovo.

Stavano per suonare le due al campanile della cattedrale d’Irkutsk, e nessun movimento ancora aveva mostrato negli assedianti intenzioni ostili.

Il gran duca ed i suoi uffiziali si domandavano se non fossero stati indotti in errore, e se veramente entrasse nei disegni dei Tartari di cercar di sorprendere la città. Le notti precedenti non eran state certo tanto tranquille, tutt’altro. Si udivano le fucilate nella direzione degli avampo-