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— 72 — michele strogoff |
destra dell’Angara, costretti a dissimulare la loro presenza, non avevano acceso i fuochi. Essi soffrivano dunque crudelmente di quell’orribile abbassamento di temperatura. A pochi piedi sotto di essi, passavano i massi trasportati dalla corrente del fiume. Tutto quel giorno erano stati veduti, in ischiere fitte, andar rapidamente alla deriva fra le due sponde. Questa circostanza, osservata dal gran duca e dai suoi uffiziali, era stata riputata felice. Era infatti evidente che se il letto dell’Angara fosse ostruito, il passaggio diventerebbe assolutamente impossibile, non potendo i Tartari manovrare nè le zattere nè le barche. Quanto ad ammettere che potessero valicare il fiume sotto i massi di ghiaccio, aggregati dal freddo, era pazzia, poichè, il campo, cementato di fresco, non sarebbe stato tanto consistente da resistere al passaggio d’una colonna d’assalto.
Ma per ciò appunto che questa circostanza pareva favorevole ai difensori d’Irkutsk, Ivan Ogareff avrebbe dovuto desiderare che non avvenisse. Così per altro non fu! Il traditore sapeva bene che i Tartari non cercherebbero di passare l’Angara, e che, almeno da questo lato, il loro tentativo non sarebbe che una finta.
Per altro, verso le dieci pomeridiane, lo stato del fiume si modificò sensibilmente, con massimo stupore degli assediati, ed oramai con loro svantaggio. Il passaggio, impraticabile prima, divenne possibile ad un tratto. Il letto dell’Angara divenne libero. I massi di ghiaccio, che erano andati alla deriva in gran numero da qualche giorno, sparvero a valle, e cinque o sei solamente occupavano allora lo spazio compreso fra le due sponde. Essi non presentavano nemmeno più la struttura di