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michele strogoff

sumare il suo tradimento. Più che altro esaminò la porta di Bolchaia, che voleva consegnare ai Tartari.

Due volte, la sera, egli venne sullo spalto di questa porta. Vi passeggiava, senza timore di scoprirsi ai colpi degli assedianti, i cui primi posti erano a meno di una versta dai bastioni. E sapeva bene di non essere esposto, perchè veniva riconosciuto. Egli aveva intraveduto un’ombra che si spingeva fino a’ piedi dei terrapieni.

Sangarre, rischiando la vita, cercava così di mettersi in comunicazione con Ivan Ogareff.

D’altra parte, gli assediati godevano da due giorni una tranquillità a cui i Tartari non gli avevano avvezzi dal principio dell’assedio.

Era per ordine d’Ivan Ogareff. Il luogotenente di Féofar-Kan aveva voluto che qualsiasi tentativo per pigliare la città a viva forza fosse sospeso. Così dopo il suo arrivo ad Irkutsk, l’artiglieria taceva assolutamente. Forse — almeno egli lo sperava — la sorveglianza degli assediati rallenterebbe. Ad ogni modo, agli avamposti, molte migliaja di Tartari si tenevano pronti a slanciarsi contro la porta indifesa, appena Ivan Ogareff avesse fatto conoscere l’ora d’agire.

Codesto non poteva tardare. Bisognava finirla prima che i corpi russi giungessero in vista d’Irkutsk. Ivan Ogareff prese il suo partito, e quella sera, dall’alto dei bastioni, cadde un biglietto fra le mani di Sangarre.

Era il domani, nella notte dal 5 al 6 ottobre, alle due del mattino, che Ivan Ogareff aveva risoluto di aprire le porte al nemico.