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un corriere dello czar


Ed Ivan Ogareff consegnò al gran duca la lettera imperiale, ridotta a dimensioni quasi microscopiche.

— La lettera ti fu data in questo stato?

— No, Altezza, ma ho dovuto lacerarne la busta per nasconderla meglio ai soldati dell’Emiro.

— Sei dunque stato prigioniero dei Tartari?

— Sì, Altezza, alcuni giorni, rispose Ivan Ogareff. Da ciò dipende che, essendo, partito il 15 luglio da Mosca, come dice la data di questa lettera, io non sono giunto ad Irkutsk che il 2 ottobre, dopo settantanove giorni di viaggio.

Il gran duca prese la lettera, la spiegò, e riconobbe la firma dello czar, preceduta dalla formula sacramentale, scritta di suo pugno. Non era dunque possibile verun dubbio sull’autenticità della lettera, e nemmeno sull’identità del corriere. Se da principio la sua faccia truce aveva ispirato una diffidenza di cui il gran duca non lasciò travedere nulla, ora questa diffidenza scompariva interamente.

Il gran duca rimase alcuni istanti senza parlare. Egli leggeva lentamente la lettera per comprenderne bene il significato.

Poco stante domandò:

— Michele Strogoff, conosci tu il contenuto di questa lettera?

— Sì, Altezza. Io poteva essere costretto a distruggerla perchè non cadesse nelle mani dei Tartari, e, se fosse seguíto questo, volevo a voce ripeterne esattamente il testo a Vostra Altezza.

— E sai tu che questa lettera ci ordina di morire in Irkutsk, meglio che consegnare la città?

— Lo so.

— E sai pure che essa indica i movimenti delle