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michele strogoff

simo stato dicevano anche che egli aveva dovuto fare a piedi una parte del suo viaggio.

— Sua Altezza il gran duca? disse egli entrando.

Il gran duca gli si avvicinò e chiese:

— Tu sei corriere dello czar?

— Sì, Altezza.

— E vieni?

— Da Mosca.

— Quando hai lasciato Mosca?

— Il 15 luglio.

— E ti chiami?

— Michele Strogoff.

Era Ivan Ogareff. Egli aveva preso il nome e la qualità di colui che credeva ridotto all’impotenza. Nè il gran duca nè altri lo conosceva ad Irkutsk, ed egli non aveva neppure avuto bisogno di trasformarsi in volto. Siccome era in grado di provare la sua pretesa identità, nissuno doveva dubitare di lui. Veniva adunque, sorretto da una volontà di ferro, a precipitare col tradimento e coll’assassinio la catastrofe del dramma dell’invasione.

Dopo la risposta d’Ivan Ogareff, il gran duca fece un cenno, e tutti i suoi ufficiali s’allontanarono.

Il falso Michele Strogoff ed egli rimasero soli nella sala.

Il gran duca guardò Ivan Ogareff per alcuni istanti, e con estrema attenzione. Poi disse:

— Tu eri, il 15 luglio, a Mosca?

— Sì, Altezza, e nella notte del 14 al 15 ho visto Sua Maestà lo czar al Palazzo Nuovo.

— Hai una lettera dello czar?

— Eccola.