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il capo dei mercanti, che l’Angara difficilmente poteva congelarsi su tutta la sua superficie. Perciò il pericolo d’essere assaliti da questa parte non doveva inquietare i difensori d’Irkutsk.
Erano suonate le dieci pomeridiane. Il gran duca stava per accomiatare i suoi uffiziali e ritirarsi nelle sue stanze, quando fuori del palazzo avvenne una specie di tumulto.
Quasi subito s’aprì la porta della sala, ed apparve un ajutante di campo che, rivolgendosi al gran duca, disse:
— Altezza, un corriere dello czar!
CAPITOLO XIII.
un corriere dello czar.
Un movimento simultaneo portò tutti i membri del consiglio verso l’uscio socchiuso. Un corriere dello czar arrivato ad Irkutsk! Se questi uffiziali avessero pensato un istante all’improbabilità del fatto, l’avrebbero certamente avuto per impossibile.
Il gran duca aveva fatto alcuni passi verso il suo ajutante di campo.
— Venga questo corriere! disse.
Entrò un uomo. Sembrava sfinito dalla stanchezza. Vestiva panni da contadino siberiano, logori e laceri, e sui quali si vedeva il foro di qualche palla. Gli copriva il capo un berretto moscovita.
Uno sfregio, mal cicatrizzato, gli fendeva la faccia. Evidentemente quest’uomo aveva fatto una strada lunga e penosa. Le sue calzature, in pes-