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michele strogoff


— Ma abbisogna loro un capo, rispose il gran duca. Chi sarà mai?

— Vorrebbero far aggradire a Vostra Altezza, disse il mastro di polizia, uno di essi che si è segnalato in molte occasioni.

— È un Russo?

— Sì, un Russo delle provincie baltiche.

— Si chiama?

— Wassili Fédor.

Quest’esiliato era il padre di Nadia.

Wassili Fédor, come è noto, esercitava ad Irkutsk la professione di medico; era uomo istruito e caritatevole, ed anche coraggiosissimo e pieno di patriottismo sincero. Tutto il tempo che non consacrava agli infermi, lo spendeva nel prepararsi alla resistenza. È lui che aveva riuniti i compagni in un’azione comune. Gli esiliati, fino allora frammisti al rimanente della popolazione, si erano portati in guisa da fermare l’attenzione del gran duca. In molte sortite avevano pagato col sangue il loro debito alla Santa Russia, — santa in verità ed adorata da’ suoi figli. Wassili Fédor si era comportato eroicamente, il suo nome era stato citato più volte, ma egli non aveva mai chiesto nè grazie nè favori, e quando venne in mente agli esiliati di Irkutsk di formare un corpo speciale, egli ignorava perfino che avessero intenzione di sceglierlo per loro capo.

Quando il mastro di polizia ebbe pronunciato questo nome dinanzi al gran duca, costui rispose che non gli veniva nuovo.

— Infatti, rispose il generale Voranzoff: Wassili Fédor è uomo valoroso ed ebbe sempre grande influenza sui suoi compagni.

— Da quanto tempo è in Irkutsk? chiese il gran duca.