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— 52 — michele strogoff |
signor capo dei mercanti, e vi prego di riferirle tal quali.
— Ringrazio Vostra Altezza in nome della città, rispose il capo dei mercanti. Oserò io domandare quale tempo essa assegna all’arrivo dell’armata di soccorso?
— Sei giorni al più, signore, rispose il gran duca. Un emissario abile e coraggioso ha potuto entrare stamane nella città e m’ha appreso che cinquantamila Russi si avanzano a marcie forzate, sotto gli ordini del generale Kisselef. Essi erano, due giorni sono, sulla riva della Lena, a Kirensk, ed oramai nè freddo nè nevi impediranno loro di giungere. Cinquantamila uomini di buone truppe, pigliando di fianco i Tartari, ci avranno presto liberati.
— Aggiungerò, disse il capo dei mercanti, che il giorno in cui Vostra Altezza ordinerà una sortita, saremo pronti ad eseguire i suoi ordini.
— Sta bene, signore, disse il gran duca. Aspettiamo che le teste delle nostre colonne siano apparse sulle alture, e schiacceremo gl’invasori.
Poi, rivolgendosi al generale Voranzoff:
— Visiteremo domani i lavori della riva destra. L’Angara è ingombra dai massi di ghiaccio, e non tarderà a congelarsi; in questo caso i Tartari potrebbero forse passarla.
— Vostra Altezza mi permetta di farle un’osservazione, disse il capo dei mercanti.
— Fate, signore.
— Ho visto la temperatura scendere più d’una volta a trenta e quaranta gradi sotto zero, e l’Angara non si è mai congelata interamente, Ciò dipende, senza dubbio, dalla rapidità del suo corso. Se dunque i Tartari non hanno altro mezzo di