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da mosca a nijni-novgorod

chè con quel rigido inverno gli invasori tartari si sarebbero facilmente accantonati nelle città, i loro predoni non avrebbero corso la steppa, ogni movimento di truppa sarebbe stato impossibile, e Michele Strogoff sarebbe passato più facilmente; ma egli non aveva a scegliere nè il tempo nè l’ora. Le circostanze, qualunque fossero, doveva accettarle e partire.

Tale era dunque la situazione che Michele Strogoff considerò nettamente, preparandosi ad affrontarla.

Prima di tutto non si trovaya più nelle usate condizioni d’un corriere dello czar; anzi di questa qualità bisognava che nissuno avesse sospetto. In un paese invaso formicolano le spie. Riconosciuto lui, la sua missione andava fallita; perciò nel consegnargli una somma importante che doveva bastare al suo viaggio, e renderlo fino ad un certo punto facile, il generale Kissoff non gli diede verun ordine scritto con questa menzione: «servizio dell’imperatore,» parole che aprono ogni rupe, ma si accontentò di munirlo d’un podarosna.

Codesto podarosna era fatto in nome di Nicola Korpanoff, negoziante che stava ad Irkutsk; dava facoltà a Nicola di farsi accompagnare, al bisogno, da una o più persone, ed era per menzione speciale valido anche nel caso che il governo moscovita interdicesse a tutti gli altri nazionali di lasciare la Russia.

Il podarosna altro non è che il permesso di prendere i cavalli da posta; ma Michele Strogoff non se ne doveva servire che nel caso questo permesso rischiasse di far sospettare la sua qualità, vale a dire fino a tanto che fosse sul terri-