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— 42 — michele strogoff |
mobile come se fosse stata arenata sopra uno scoglio.
In quel luogo l’Angara si stringeva, ed il suo letto era ridotto a mezza la sua larghezza normale, d’onde accumulazioni di ghiacci a poco a poco saldati gli uni agli altri sotto la doppia influenza della pressione immensa e del freddo, la cui intensità raddoppiava. Cinquecento passi a valle, il letto del fiume s’allargava di nuovo, ed i ghiacci, staccandosi a poco a poco, continuavano ad andare alla deriva verso Irkutsk. È dunque probabile che senza questo restringimento delle rive l’ostacolo non si sarebbe formato, e la zattera avrebbe potuto continuare a discendere la corrente. Ma la disgrazia era irreparabile, ed i fuggitivi dovevano rinunciare alla speranza di giungere alla loro meta.
Se avessero avuto a loro disposizione gli utensili che solitamente adoperano i balenieri per aprirsi un sentiero tra i ghiacci, se avessero potuto tagliare quel campo sino al punto in cui il fiume s’allargava, forse non sarebbe loro mancato il tempo. Ma non avevano una sega, un piccone, nulla che permettesse di intaccare quella crosta, che l’estremo freddo rendeva dura come granito.
Quale partito prendere?
In quella s’udirono schioppettate sulla riva destra dell’Angara. Ed una pioggia di palle fu diretta sulla zattera. Dunque i disgraziati erano stati veduti? Evidentemente sì, perchè altri spari s’udirono sulla sponda mancina, ed i fuggitivi, presi fra due fuochi, divennero il bersaglio dei tiratori tartari. Qualcuno fu ferito da queste palle, benchè in mezzo all’oscurità le giungessero a casaccio.