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fra due rive


Frattanto le cose peggioravano sempre più. Se la zattera venisse ad essere arrestata, non solo i fuggitivi non giungerebbero ad Irkutsk, ma sarebbero costretti ad abbandonare il loro apparecchio galleggiante, che, schiacciato dai ghiacci, non tarderebbe a venir meno sotto ai loro piedi. Le corde di vimini si dovevano allora spezzare, i tronchi d’abeti, separati violentemente, rimarrebbero impigliati sotto la crosta indurita, ed i disgraziati non avrebbero più altro rifugio fuorchè i ghiacci medesimi. Ora, venuto il giorno, dovevano essere veduti dai Tartari e trucidati senza pietà.

Michele Strogoff tornò a poppa, là dove Nadia lo aspettava; s’accostò alla giovinetta, le prese una mano, e le fece questa domanda invariabile:

— Nadia, sei tu pronta?

Alla quale essa rispose come sempre:

— Sono pronta.

Per qualche versta ancora la zattera continuò ad andare alla deriva in mezzo ai ghiacci galleggianti. Se l’Angara si chiudeva, se si formava una specie di chiusa, sarebbe impossibile seguir la corrente. Già la deriva si compieva molto più lentamente: ad ogni istante erano urti o giravolte; qui un masso di ghiaccio da evitare, là un passaggio da infilare; insomma ritardi penosissimi.

Invero non rimanevano più che poche ore di notte, e se i fuggitivi non giungevano ad Irkutsk prima delle cinque del mattino, dovevano perdere ogni speranza di entrarvi giammai.

Ora all’una e mezza, per quanti sforzi si fossero tentati, la zattera s’arrestò definitivamente contro i massi di ghiaccio. Altri massi, che andavano alla deriva a monte, le si fecero addosso e la strinsero contro l’ostacolo, rendendola im-