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fra due rive

ghiacci, coi quali si confondeva assolutamente; ma lunghe strisce di luce s’allungavano talvolta fino ad essa, e però i fuggitivi, stesi sulla piattaforma, non si permettevano alcun movimento che li potesse tradire.

L’incendio della borgata avveniva con straordinaria violenza. Quelle case, costrutte di abete, ardevano come resina, e ve ne erano centocinquanta che bruciavano insieme. Al crepitío dell’incendio si mescevano le urla dei Tartari. Il vecchio marinajo, pigliando un punto d’appoggio sui ghiacci vicini alla zattera, era riuscito a spingerla verso la riva destra, e una distanza di tre o quattrocento piedi li separava allora dagli argini fiammeggianti di Poshkavsk.

Pure i fuggitivi, illuminati ad intervalli, sarebbero stati certamente veduti se gl’incendiarî non fossero stati troppo occupati nella distruzione della borgata; ma si comprenderà quali dovessero essere allora le ansie di Alcide Jolivet e di Karry Blount pensando a quel liquido combustibile su cui la zattera galleggiava.

Infatti, zampilli di fuoco s’innalzavano dalle case, che erano come tante fornaci ardenti. In mezzo alle volute di fumo queste scintille salivano nell’aria ad un’altezza di cinque o seicento piedi. Sulla riva destra, esposta in faccia all’incendio, gli alberi e le ripe sembravano in fiamme. Ora bastava una scintilla caduta sulla superficie dell’Angara perchè l’incendio si propagasse sul fiume e portasse il disastro sulle due rive. Sarebbe stata la distruzione in breve ora della zattera e di tutti coloro che trasportava.

Ma, fortunatamente, le brezze notturne non soffiavano da questa parte. Continuavano a venire