Pagina:Michele Strogoff.djvu/381


— 37 —

fra due rive

segnalato sulle sponde dell’Angara, il che indicava che la zattera non era ancora giunta all’altezza dei loro avamposti. Pure verso le dieci pomeridiane Harry Blount credette di scorgere molti corpi neri che si movessero alla superficie dei ghiacci. Queste ombre, balzando dall’una all’altra, s’avvicinavano rapidamente.

— Dei Tartari! pensò egli; e spingendosi vicino al vecchio marinajo che se ne stava a prua gli mostrò quel movimento sospetto.

Il marinajo guardò attentamente.

— Non sono che lupi, diss’egli; li preferisco ai Tartari; bisogna difendersi e senza rumore.

Infatti i fuggitivi ebbero a lottare contro questi feroci carnivori che la fame ed il freddo spingevano attraverso la provincia. I lupi avevano vista la zattera, e poco stante l’assalirono; d’onde necessità pei fuggitivi d’impegnar la lotta, ma senza servirsi d’armi da fuoco, perchè non potevano essere lontani dai posti tartari. Le donne ed i fanciulli si radunarono nel centro della zattera, e gli uomini, armati chi di pertiche, chi di coltello, la maggior parte di bastoni, si disposero a respingere gli assalitori. Essi non mandarono un grido, ma gli urli dei lupi laceravano l’aria.

Michele Strogoff non aveva voluto rimanere inoperoso. Egli si era coricato a fianco della zattera salita dai carnivori. Sguainò il suo coltello, ed ogni volta che veniva assalito da un lupo sapeva cacciargli la lama nella gola. Harry Blount ed Alcide Jolivet non stettero in ozio neppur essi. I coraggiosi compagni li assecondavano. Quella carnificina avveniva in silenzio, quantunque molti fuggitivi non avessero potuto evitare gravi morsicature.