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fra due rive

Il pericolo non era dunque là.

Ma un pericolo d’altra natura minacciava i fuggitivi, i quali non potevano prevederlo, e peggio ancora rimediarvi. Fu ad Alcide Jolivet che il caso lo segnalò, ed ecco come.

Alcide Jolivet aveva lasciato penzolare la mano a fior d’acqua, e all’improvviso fu sorpreso dal senso che gli cagionò il contatto della corrente alla sua superficie. Pareva di una consistenza viscida, come se fosse stata formata d’un olio minerale.

Alcide Jolivet, accertando la cosa colla mano, non poteva essere più dubbioso. Era proprio uno strato di nafta liquida che galleggiava alla superficie della corrente e scorreva con essa!

La zattera era dunque veramente sopra questa sostanza così eminentemente combustibile? E d’onde veniva questa nafta? Era un fenomeno naturale che l’aveva spinta alla superficie dell’Angara, oppure doveva essa servire come strumento di distruzione messo in opera dai Tartari? Volevano forse costoro portar l’incendio fin dentro Irkutsk con mezzi che i diritti della guerra non giustificano mai fra nazioni incivilite?

Tali furono i due quesiti che si propose Alcide Jolivet; ma di questo incidente credette dover istruire solo Harry Blount, ed entrambi convennero di non mettere in allarme i compagni svelando loro il nuovo pericolo.

Si sa che il suolo dell’Asia centrale è come una spugna inzuppata di carburi d’idrogeno liquidi. Nel porto di Baku, sulla frontiera persiana, nella penisola dell’Abchéron, sul Caspio, nell’Asia Minore, in China, nell’Yug-Hyan, nella Birmania, le sorgenti di olî minerali spicciano a migliaja