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— 34 — michele strogoff |
smo. Fra poche ore, se il cielo li favoriva, essa sarebbe nelle sue braccia, ripetendogli le ultime parole di sua madre, e nulla più dovrebbe separarli. Se l’esilio di Wassili Fédor non doveva aver termine, sua figlia rimarrebbe esiliata con lui. Poi, per una china naturale, essa ritornava col pensiero a colui al quale essa dovrebbe d’aver riveduto suo padre, a quel generoso compagno, a quel fratello, che, respinti i Tartari, ripiglierebbe la via di Mosca e che essa forse non rivedrebbe mai più!...
Quanto ad Alcide Jolivet e ad Harry Blount non avevano che un solo e medesimo pensiero, cioè che la situazione era veramente drammatica e che, messa bene in scena, formerebbe una cronaca interessantissima. L’Inglese pensava dunque ai lettori del Daily-Telegraph, ed il Francese a quelli di sua cugina Maddalena. In fondo provavano una certa commozione tutti e due.
— Tanto meglio, pensava Alcide Jolivet. Per commovere, bisogna essere commossi! Credo anzi che la cosa sia stata detta in versi rimati... ch’io sia dannato se ne so qualcosa....
E co’ suoi occhi penetranti cercava di trapassare la fitta nebbia che avvolgeva il fiume.
Frattanto, gran bagliori di luce rompevano quelle tenebre, mostrando la riva con forme stravaganti. Era qualche incendio di villaggio non ancora spento: sinistra riproduzione dei quadri del giorno, più il contrasto della notte. L’Angara s’illuminava ancora da un argine all’altro. I ghiacci formavano tanti specchi che, riflettendo le fiamme, si movevano a seconda della corrente. La zattera, confusa in mezzo a quei corpi galleggianti, passava non vista.