Pagina:Michele Strogoff.djvu/375


— 31 —

baikal ed angara

fosse l’apparecchio galleggiante quello che rimanesse immobile in tale successione di vedute pittoresche. Qui, erano alte rupi di granito, dagli strani profili; colà, gole selvaggie, d’onde sfuggiva qualche fiumicello impetuoso; talvolta un villaggio ancor fumante, poi fitte foreste di pini che gettavano splendide fiamme. Ma se i Tartari avevano lasciato per ogni dove traccie del loro passaggio, ancora non si lasciavano vedere, perchè erano adunati nei dintorni d’Irkutsk.

Frattanto i pellegrini continuavano ad alta voce le loro preghiere, ed il vecchio marinajo, respingendo i ghiacci che gli si facevano vicini, manteneva la zattera in mezzo alla rapida corrente dell’Angara.


CAPITOLO XI.

fra due rive.


Alle 8 pom., come aveva fatto presentire lo stato del cielo, un’oscurità profonda avvolse tutta la regione. La luna, essendo nuova, non doveva apparire sull’orizzonte. Dal mezzo del fiume le rive rimanevano invisibili e si confondevano con quelle nuvole grevi che si libravano quasi immobili. Ad intervalli veniva dall’est qualche soffio d’aria e pareva spirare sulla stretta vallata dell’Angara.

L’oscurità non poteva che favorire moltissimo i disegni de’ fuggitivi. Infatti, benchè gli avamposti tartari dovessero essere scaglionati sulle due sponde, la zattera aveva probabilità di pas-