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michele strogoff


Sul far del giorno, la zattera ritardata da una brezza violenta che contrariava l’azione della corrente, era ancora a quaranta verste dalla foce dell’Angara; molto probabilmente non vi potrebbe giungere prima delle tre o quattro pomeridiane. Questo non era un inconveniente, tutt’altro, perchè i fuggitivi dovevano allora scendere il corso del fiume durante la notte, e l’oscurità avrebbe favorito il loro arrivo ad Irkutsk.

Il solo timore, più volte manifestato dal vecchio marinajo, si riferì alla formazione dei ghiacci alla superficie delle acque. La notte era stata freddissima. Si vedevano ghiacci numerosi correre verso l’ovest spinti dal vento.

Quelli non erano a temere, poichè non potevano penetrare nell’Angara di cui avevano oramai superata la foce, ma si doveva credere che gli altri provenienti dalle parti orientali del lago potessero essere attirati dalla corrente ed impigliarsi fra le due rive del fiume. Da ciò difficoltà e ritardi possibili e forse anche un ostacolo insuperabile che arresterebbe la zattera.

Michele Strogoff aveva dunque un immenso interesse di sapere quale fosse lo stato del lago, e se i ghiacci si mostrassero in gran numero. Siccome Nadia era sveglia, egli la interrogava spesso, ed essa gli rendeva conto di tutto quando accadeva alla superficie delle acque.

Mentre i ghiacci andavano così alla deriva, avvenivano fenomeni curiosi alla superficie del Baikal. Erano magnifici zampilli di sorgenti d’acqua bollente, uscenti da taluni di quei pozzi artesiani che la natura ha scavato nel letto medesimo del lago. Questi zampilli s’innalzavano a grande altezza e s’allargavano in vapori fatti iridescenti dai raggi