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baikal ed angara

un giorno e mezzo essi potevano dunque essere in vista della città.

Mancava in quel luogo qualsiasi battello, ed era stato necessario supplirvi con una zattera, o meglio un traino di legno, simile a quelli che se ne vanno solidamente alla deriva su per i fiumi siberiani. Una foresta d’abeti, che sorgeva sulla riva, aveva fornito l’apparecchio galleggiante. I tronchi, legati con vimini, formavano una piattaforma sulla quale sarebbero state comodamente cento persone.

Gli è su questa zattera che Michele Strogoff e Nadia furono trasportati. La giovinetta tornò in sè. Le venne dato un po’ di cibo, come al suo compagno. Poi, accomodata sopra un letto di foglie, cadde subito in profondo sonno.

A quanti lo interrogarono, Michele Strogoff non disse nulla dei fatti accaduti a Tomsk. Egli si spacciò per un abitante di Krasnoiarsk, il quale non aveva potuto giungere ad Irkutsk prima che le truppe fossero giunte sulla riva mancina del Dinka, ed aggiunse che, molto probabilmente, il grosso delle forze tartare aveva preso posizione avanti alla capitale della Siberia.

Non v’era dunque un momento da perdere. D’altra parte il freddo diventava sempre più intenso. La temperatura, durante la notte, scendeva sotto zero. Si erano già formati dei ghiaccioli alla superficie del Baikal. Se la zattera poteva manovrare facilmente sul lago, non sarebbe lo stesso fra le rive dell’Angara, caso mai i ghiacci venissero ad ingombrarne il corso.

Dunque, per tutte queste ragioni, bisognava che i fuggitivi partissero senza indugio.

Alle otto pomeridiane furono allentati gli or-