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nella steppa


A quell’accento, Nadia, che era rimasta in preghiere, si rizzò in piedi.

— Vedi! vedi! le disse egli.

— I Tartari! mormorò essa.

Era infatti l’avanguardia dell’Emiro, che sfilava rapidamente sulla via d’Irkutsk.

— Non m’impediranno di seppellirlo! disse Michele Strogoff.

E proseguì il suo uffizio.

Poco stante, il corpo di Nicola, colle mani giunte sul petto, fu coricato in quella tomba. Michele Strogoff e Nadia, inginocchiati, pregarono un’ultima volta per quella povera creatura, innocua e buona, che aveva pagato colla vita il suo affetto per essi.

— Ed ora, disse Michele Strogoff coprendo la fossa, i lupi della steppa non lo divoreranno.

Poi la sua mano minacciò il drappello di cavalieri che passava.

— Andiamo, Nadia! diss’egli.

Michele Strogoff non poteva più seguire la strada ora occupata dai Tartari. Gli bisognava buttarsi attraverso la steppa e fare il giro d’Irkutsk. Non aveva dunque a darsi pensiero di attraversare il Dinka.

Nadia non poteva più trascinarsi, ma poteva vedere per lui. Egli la prese nelle sue braccia e s’internò nel sud-ovest della provincia.

Più di dugento verste gli rimanevano da percorrere. Come le percorse egli? Come non soggiacque a tante fatiche? Come potè nutrirsi per via? Con quale sovrumana energia poterono essi passare le prime balze dei monti Sayansk? Non l’avrebbero potuto dire nemmanco essi!

Eppure, dodici giorni dopo, il 2 ottobre, alle

2 — Michele Strogoff. Vol. IV.