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michele strogoff

noiarsk? La terza colonna, isolata dalle altre due, rischiava dunque d’essere tagliata? Se così era, doveva essere facile al gran duca di difendere Irkutsk, e guadagnar tempo contro l’invasione, per meglio prepararsi a respingerla.

Michele Strogoff s’abbandonava talvolta a queste speranze, ma subito comprendeva quanto fossero chimeriche, e non contava più che sopra sè stesso, come se la salvezza del gran duca fosse nelle sue sole mani!

Sessanta verste separano Kuitunskoe da Kimilteiskoe, piccola borgata situata a poca distanza dal Dinka, tributario dell’Angara. Michele Strogoff non pensava più senza apprensione all’ostacolo che questo affluente d’una certa importanza metteva sulla sua via. Di chiatte e di barche non poteva essere questione, ed egli si ricordava, per averlo già attraversato in tempi più felici, che era difficilmente guadabile. Ma, valicato una volta quel corso d’acqua, nessun fiume più interrompeva la strada che raggiungeva Irkutsk a dugentotrenta verste di là.

Non ci vollero meno di tre giorni per giungere a Kimilteiskoe. Nadia si trascinava. Per quanta fosse la sua energia morale, la forza fisica stava per mancarle. Michele Strogoff lo sapeva troppo bene.

Se egli non fosse stato cieco, senza dubbio Nadia gli avrebbe detto:

— Va, Michele, lasciami in qualche capanna! ad Irkutsk! Compi la tua missione! Vedi il padre mio! E digli dov’io sono! Digli che l’aspetto, ed entrambi saprete pur ritrovarmi! Parti! Io non ho paura! Mi saprò nascondere ai Tartari! Mi conserverò per lui, per te! Va, Michele! io non posso più camminare!...