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michele strogoff

percettibili; prominenze di guglie nei ghiacci, disposizione nei ramoscelli degli alberi, emanazioni giungenti dagli ultimi confini dell’orizzonte, erbe calpeste nella foresta, suoni indistinti che attraversavano l’aria, lontani spari, passaggi di uccelli nell’atmosfera nebbiosa, mille inezie che formano indizio per chi le sa riconoscere. Inoltre, bagnato nelle nevi come un damaschino nelle acque di Siria, aveva una salute di ferro, secondo aveva detto il generale Kissoff, e, ciò che era non meno vero, un cuor d’oro.

L’unica passione di Michele Strogoff era per sua madre la vecchia Marfa, che non aveva mai voluto lasciare l’antica casa degli Strogoff, ad Omsk, sulle sponde dell’Irtyche, là dove il vecchio cacciatore e lei vissero per tanto tempo insieme. Quando suo figlio la lasciò, fu col cuore grosso, ma promettendole di tornare, sempre che potesse: promessa che fu mantenuta religiosamente.

Era stato deciso che Michele Strogoff, a venti anni, entrasse al servizio personale dell’imperatore di Russia, nel corpo dei corrieri dello czar. Il giovine Siberiano, ardito, intelligente, pieno di zelo e di buona condotta, ebbe da prima l’occasione di segnalarsi specialmente in un viaggio al Caucaso, in mezzo ad un paese aspro, sollevato da qualche turbolento successore di Shamyl, e, più tardi, in un’importante missione che lo trasse fino a Petropolowski, nel Kamtschatka, all’estremo confine della Russia asiatica. In questi lunghi viaggi mostrò meravigliosa freddezza d’animo, prudenza e coraggio, che gli valsero l’approvazione e la protezione de’ suoi capi, e fece rapidamente la sua strada.

Quanto ai congedi che gli spettavano di diritto,