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tornato indietro dopo il passaggio della lepre sulla sua strada.
Frattanto alcune osservazioni ch’egli fece, e di cui Nadia potè accertare la giustezza riferendole a Michele Strogoff, diedero a credere che la serie delle prove non anco era chiusa per essi.
Infatti, se il territorio era stato dopo Krasnoiarsk rispettato nelle sue produzioni naturali, le sue foreste portavano ora le traccie del fuoco e del ferro, le praterie che si stendevano lungo la via erano devastate: evidentemente qualche drappello importante era passato di là.
Trenta verste prima di Nijni-Udinsk, gl’indizî d’una devastazione recente non poterono più esser dubbî; ed a chi altri attribuirla fuorchè ai Tartari?
Infatti, non erano più soltanto i campi calpestati dal piede dei cavalli, le foreste intaccate dall’accetta. Le poche case sparse lungo la via non erano più soltanto vuote: talune erano state demolite in parte, le altre mezzo incendiate. Impronte di palle si vedevano sulle loro mura.
Si comprendono le inquietudini di Michele Strogoff. Egli non poteva più dubitare che un corpo di Tartari avesse di recente attraversato questa parte della via, e nondimeno era impossibile che fossero i soldati dell’Emiro, giacchè essi non avrebbero potuto passargli innanzi senza che egli se ne fosse accorto. Ma allora chi erano dunque i nuovi invasori, e per qual via remota della steppa avevano essi potuto giungere alla via d’Irkutsk?
Quali nuovi nemici doveva incontrarsi di fronte il corriere dello czar?....
Queste apprensioni Michele Strogoff non le comunicò nè a Nicola nè a Nadia, non volendo in-