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michele strogoff

ciale fra questi uomini scelti; si sentiva segnatamente nelle sue mosse, nella sua fisionomia in tutta la sua persona un «esecutore d’ordini,» e lo czar lo comprese a bella prima. Possedeva egli, adunque, una delle doti più preziose, in Russia, secondo le osservazioni del celebre romanziere Turguéneff, doti che conduce ai più alti gradini dell’impero moscovita.

In verità, se uomo mai poteva condurre a buon fine quel viaggio da Mosca ad Irkutsk, attraverso una regione invasa, superare gli ostacoli, sfidare i pericoli d’ogni fatta, era quello certamente: Michele Strogoff.

Circostanza favorevolissima a’ suoi disegni era questa, che Michele Strogoff conosceva meravigliosamente il paese che doveva attraversare, e ne comprendeva i diversi idiomi, non soltanto per averlo già percorso, ma perchè era di origine siberiana.

Il padre suo, il vecchio Pietro Strogoff, morto da dieci anni, abitava la città di Omsk, situata nel governo di questo nome, e sua madre, Maria Strogoff, vi abitava ancora. Era là, in mezzo alle steppe selvaggie delle provincie di Omsk e di Tobolsk, che il formidabile cacciatore siberiano aveva allevato il suo figlio Michele. Pietro Strogoff era cacciatore di professione. D’estate e d’inverno, durante i calori torridi e durante i freddi che passano talvolta i 50 gradi sotto zero, correva per la pianura indurita, per le macchie di larici e di betulle, per le foreste di abeti, tendendo le sue trappole, appostando la piccola selvaggina collo schioppo ed aspettando la grossa colla forca o col coltello. La grossa selvaggina era nientemeno che l’orso siberiano, formidabile e feroce animale,