Pagina:Michele Strogoff.djvu/306


— 82 —

michele strogoff

Gli si gonfiava il petto; poi, sorreggendo più forte la compagna, ripigliava le mosse innanzi.

Pure, in mezzo a tutte queste miserie continue, quel giorno avvenne tal cosa fortunata che doveva risparmiar molte fatiche ad entrambi.

Avevano lasciato Samilowskoe da due ore circa, quando Michele Strogoff s’arrestò.

— È deserta la via? domandò egli.

— Assolutamente deserta, rispose Nadia.

— Non odi tu un rumore alle nostre spalle?

— Sì.

— Se sono i Tartari bisogna nasconderci. Guarda bene.

— Aspetta, Michele! rispose Nadia spingendosi fin là dove la strada faceva una svolta.

Michele Strogoff rimase un istante solo, porgendo l’orecchio.

Nadia tornò quasi subito e disse:

— È una carretta condotta da un giovinotto.

— È solo?

— Solo.

Michele Strogoff esitò un istante. Doveva egli nascondersi, oppure tentare di trovare un posto in quel veicolo, se non per sè, almeno per lei? Quanto a lui, s’accontenterebbe di appoggiarsi con una mano alla carretta, e di spingerla al bisogno perchè le sue gambe gli servivano ancora benissimo, ma sentiva che Nadia, trascinata a piedi da più di otto giorni, era sfinita di forze.

Aspettò.

La carretta giunse poco stante alla svolta della via.

Era un veicolo molto sconquassato, che poteva a mala pena contenere tre persone, era quello che nel paese si chiama una kibitka.