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— 79 — un amico da strada maestra |
se la sua cecità era completa, gli è che la sensibilità della retina e del nervo ottico era stata radicalmente distrutta dall’ardente calore dell’acciajo.
In quel punto, Michele Strogoff protese le mani.
— Sei là, Nadia? chies’egli.
— Sì, rispose la giovinetta, sono accanto a te, e non ti lascerò più, Michele.
Udendo Nadia pronunziare il suo nome per la prima volta, Michele Strogoff sussultò. Egli comprese che la sua compagna sapeva ogni cosa, ciò ch’egli era, e quali vincoli l’univano alla vecchia Marfa.
— Nadia, soggiuns’egli, ci toccherà separarci.
— Separarci? E perchè, Michele?
— Io non voglio essere un ostacolo al tuo viaggio! Tuo padre t’aspetta ad Irkutsk! Bisogna che tu lo raggiunga.
— Mio padre mi maledirebbe se io t’abbandonassi dopo quanto hai fatto per me.
— Nadia! Nadia! rispose Michele Strogoff stringendo la mano che la giovinetta aveva posata sulla sua, tu non devi pensare che a tuo padre.
— Michele, soggiunse Nadia, tu hai più bisogno di me, che mio padre! Vuoi tu rinunziare a recarti ad Irkutsk?
— Mai! esclamò Michele Strogoff, con accento che mostrava com’egli nulla avesse perduto della propria energia.
— Pure, tu non hai più quella lettera!...
— La lettera che Ivan Ogareff mi ha rubato!... Saprò farne di meno, Nadia! M’hanno trattato come una spia e tale sarò infatti. Andrò a dire ad Irkutsk tutto quello che ho veduto, quello che ho inteso, e giuro per il Dio vivente, che il tra-