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michele strogoff


Venne l’esecutore. Stavolta egli teneva in mano la sua sciabola nuda, e questa sciabola infocata egli l’aveva tolta dal braciere, dove ardevano i carboni profumati.

Michele Strogoff doveva essere acciecato, secondo l’usanza tartara, con una lama ardente passata dinanzi agli occhi suoi.

Michele Strogoff non cercò di resistere. Più non esisteva per lui altra cosa che sua madre, ch’egli divorava allora collo sguardo! Tutta la sua vita era in quest’ultima visione!

Marfa Strogoff, cogli occhi sbarrati e le braccia tese verso di lui, lo guardava!...

La lama infocata passò sopra gli occhi dell’infelice.

Si udì un grido disperato, e la vecchia Marfa cadde al suolo. Michele Strogoff era cieco!

Eseguiti gli ordini suoi; l’Emiro se ne andò con tutto il suo seguito, e poco stante non rimase su quella piazza altri che Ivan Ogareff ed i portatori delle torcie.

Voleva forse il miserabile insultare ancora la sua vittima e dargli l’ultimo colpo dopo l’esecuzione?

Ivan Ogareff si accostò lentamente a Michele Strogoff, il quale lo sentì venire e si rizzò in piedi.

Ivan Ogareff trasse di tasca la lettera imperiale, l’aprì, e con suprema ironia la pose dinanzi agli occhi spenti del corriere dello czar, dicendo:

— Leggi ora, Michele Strogoff, leggi, e va a ripetere ad Irkutsk quello che avrai letto. Il vero corriere dello czar è Ivan Ogareff. — Ciò detto, il traditore cacciò la lettera in tasca. Poi, senza voltarsi, abbandonò quel luogo, e i portatori di torcie lo seguirono.

Michele Strogoff rimase solo a pochi passi da