Pagina:Michele Strogoff.djvu/290


— 66 —

michele strogoff

denti si dondolavano alle loro orecchie, cerchi d’argento niellato avvolgevano il loro collo, braccialetti formati d’una doppia fila di gemme stringevano le loro braccia e le loro gambe, pendenti misti a ricche perle, a turchesi, ed a cornaline, tremolavano all’estremità delle loro lunghe treccie. La cintura, che stringeva loro la vita, era fissata con una fibbia magnifica.

Queste ballerine eseguirono graziosamente variate danze, ora isolate ora a gruppi. Esse avevano la faccia scoperta, ma tratto tratto si coprivano con un velo leggiero; si avrebbe detto che una nuvola di garza passasse sopra tutti quegli occhi scintillanti, come un vapore sopra un cielo stellato. Alcune di queste Persiane portavano ad armacollo una tracolla di cuojo ricamata di perle, da cui pendeva un sacchetto di forma triangolare colla punta in giù e che esse aprirono a un certo momento. Da questi sacchetti intessuti d’una filigrana d’oro esse trassero lunghe e strette striscie di seta scarlatta, sulla quale erano ricamati i versetti del Corano. Queste striscie, che esse tesero fra di loro, formarono una siepe, sotto la quale si cacciarono altre ballerine senza interrompere i loro passi; e passando dinanzi ad ogni versetto, secondo il precetto che conteneva, o s’inginocchiavano fino a terra, ovvero spiccavano un salto leggiero come per andare a prender posto fra le Uri del cielo di Maometto.

Ma, cosa singolare e che impressionò molto Alcide Jolivet, queste Persiane erano piuttosto indolenti che focose. Mancava loro la foga, e nel genere dalle loro danze, come nell’eseguirle, ricordavano meglio le bajadere tranquille e decenti dell’India che le almee appassionate dell’Egitto.