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l’entrata trionfale

come ella non fu ratta a buttarsi nella polvere, le guardie la spinsero brutalmente.

Marfa Strogoff cadde.

Suo figlio diè tale un balzo terribile che i soldati poterono trattenerlo a mala pena.

Ma la vecchia Marfa si rialzò e già si stava per trascinarla via, quando Ivan Ogareff intervenne, dicendo:

— Questa donna rimanga!

Quanto a Nadia, essa fu spinta nella folla dei prigionieri. Lo sguardo d’Ivan Ogareff non s’era fermato sopra di lei.

Michele Strogoff fu allora tratto dinanzi all’Emiro, e quand’egli rimase in piedi senza abbassar gli occhi:

— La fronte a terra! gli gridò Ivan Ogareff.

— No! rispose Michele Strogoff.

Due guardie vollero costringerlo a curvarsi, ma furono esse che la mano robusta del giovane costrinse a baciare la polvere.

Ivan Ogareff si fece innanzi a Michele Strogoff.

— Tu morrai, gli disse.

— Morrò, rispose fieramente Michele Strogoff, ma la tua faccia di traditore, Ivan, porterà sempre il segno infamante dello knut.

Ivan Ogareff, a questa risposta, impallidì orribilmente.

— Chi è questo prigioniero? domandò l’Emiro con voce tanto più minacciosa quanto più era pacata.

— Una spia russa, rispose Ivan Ogareff.

Facendo di Michele Strogoff una spia, egli sapeva che la sentenza pronunziata contro di lui sarebbe terribile.

Michele Strogoff mosse alcuni passi incontro ad Ivan Ogareff.