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navano il leone. Ad ogni modo, se le si porgesse l’occasione d’agire, essa agirebbe, dovesse anche sacrificarsi per il figlio di Marfa Strogoff.

Frattanto la maggior parte dei prigionieri erano passati dinanzi all’Emiro, e, passando, ciascuno aveva dovuto inchinarsi colla fronte nella polvere in segno di servilità. Era la schiavitù che cominciava coll’umiliazione! Quando questi disgraziati erano troppo lenti nel curvarsi, la rude mano delle guardie li gettava violentemente a terra.

Alcide Jolivet ed il suo compagno non potevano assistere ad uno spettacolo simile senza provare una vera collera.

— È una cosa vigliacca! Partiamo! disse Alcide Jolivet.

— No, rispose Harry Blount, bisogna veder tutto.

— Veder tutto?... Ah! esclamò d’un tratto Alcide Jolivet afferrando il braccio del suo compagno.

— Che avete? gli domandò costui.

— Guardate, Blount, è lei!

— Lei?

— La sorella del nostro compagno di viaggio!

Sola e prigioniera!...

— Bisogna salvarla!...

— Frenatevi, rispose freddamente Harry Blount. Il nostro intervento in favore di quella giovinetta potrebbe esserle più dannoso che utile.

Alcide Jolivet, che stava per slanciarsi, si trattenne, e Nadia, che non li aveva veduti, perchè semi-velata dai suoi capelli, passò alla sua volta dinanzi all’Emiro senza fermare la sua attenzione.

Dopo Nadia, era giunta Marfa Strogoff, e sic-