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— 54 — michele strogoff |
città della Siberia, ma anche una delle più belle città del mondo, colle sue case a colonnati ed a peristilî, co’ suoi marciapiedi di legno, le sue vie larghe e regolari e le sue quindici magnifiche chiese, che si riflettono nelle acque del Tom, più largo d’ogn’altro fiume della Francia.
Il vero sta tra le due opinioni. Tomsk, che conta 25,000 abitanti, è pittorescamente scaglionata sopra una lunga collina piuttosto scoscesa.
Ma la più bella città del mondo diventa la più brutta se l’occupano gl’invasori. Chi avrebbe potuto ammirarla a quel tempo? Difesa da pochi battaglioni di Cosacchi a piedi, che vi risiedono in permanenza, essa non aveva potuto resistere all’assalto delle colonne dell’Emiro. Una certa parte della sua popolazione, che è d’origine tartara, non aveva fatto cattiva accoglienza a quell’orda, che era tartara anch’essa; e per ora Tomsk non pareva essere più russa, nè più siberiana che se fosse stata trasportata nei kanati di Kokand o di Bukara.
Era a Tomsk che l’Emiro doveva ricevere le sue truppe vittoriose. Una festa con canti, danze e fantasie, e seguíta da qualche orgia chiassosa, doveva essere data in loro onore.
Il teatro scelto per questa cerimonia, regolata secondo il gusto asiatico, era un ampio altipiano situato sopra una parte della collina che domina d’un migliajo di piedi il corso del Tom. Tutto questo orizzonte, colla sua lunga prospettiva di case eleganti e di chiese dalle cupole panciute, i numerosi meandri del fiume, e indietro le foreste immerse nella bruma calda, era chiuso in una meravigliosa cornice di verdura fatta da magnifici gruppi di pini e di cedri giganteschi.