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colpo per colpo

di frugare indosso a tutti i prigionieri. Ma Michele Strogoff poteva aver distrutto la lettera dopo averne preso cognizione, e se egli non era conosciuto, i disegni d’Ivan Ogareff sarebbero sventati! Non la lettera solamente abbisognava dunque al traditore, ma il portatore medesimo.

Nadia aveva inteso ogni cosa, e sapeva oramai che cosa fosse Michele Strogoff, e perchè avesse egli voluto attraversare senza essere conosciuto le provincie invase della Siberia!

Per ordine d’Ivan Ogareff i prigionieri passarono ad uno ad uno dinanzi a Marfa Strogoff, che rimase immobile come una statua, ed il cui sguardo non espresse che la massima indifferenza.

Suo figlio si trovava nelle ultime file. Quando alla sua volta egli passò dinanzi alla madre, Nadia chiuse gli occhi per non vedere.

Michele Strogoff era rimasto impassibile in apparenza, ma la palma della mano sanguinò sotto le sue unghie che vi s’erano incrostate.

Ivan Ogareff era vinto dal figlio e dalla madre!

Sangarre, che le stava al fianco, non disse che una parola:

— Lo knut!

— Sì, esclamò Ivan Ogareff fuor di sè dal dispetto; le vergate a questa vecchia megera, e finchè essa muoja!

Un soldato tartaro, portando il terribile strumento di supplizio, s’accostò a Marfa Strogoff.

Lo knut si compone d’un certo numero di striscie di cuojo, all’estremità delle quali sono attaccati dei fili di ferro torti. Si crede che una condanna di centoventi colpi di questo staffile equivalga ad una condanna di morte. Marfa Strogoff lo sapeva, ma sapeva pure che nissuna tortura

4 — Michele Strogoff. Vol. III.